Ricordati che devi morire! (pubblicato su Linkedin 15 gennaio 2015)

Ricordati che devi morire!

Ho due notizie, quella cattiva è che morirai, quella buona è che non sappiamo ancora quando; diciamo che per portarti avanti col lavoro hai un solo giorno di vita. La domanda che vorrei ci si facesse è: se abbiamo così poco tempo siamo sicuri che non lo si stia perdendo (nel senso di sprecando)? Perché sinceramente non capisco con che coraggio continuiamo a rovinarci la vita con emerite “minchiate” (scusa il termine), non capisco perché continuiamo a lamentarci.

Lamentare significa (secondo il Garzanti) “esprimere dolore o rincrescimento per qualcosa, o protesta per qualcosa; constatare e segnalare con rammarico una disgrazia, un fatto doloroso”. Se il fatto doloroso non è esistito oggettivamente, perché devo stare a perderci tempo e energie? E se il fatto doloroso è esistito oggettivamente,quanto mi aiuta stare a lamentarmi?

La lamentela mortale non è quella diretta, magari fonte di un momentaneo stato di fastidio o di insoddisfazione, che nel momento stesso in cui viene espressa perde ogni sua valenza negativa e si esaurisce, ma bensì quella occulta, la “criptolamentela” non dichiarata, quella che distrugge la propria vita (e fin qui affari propri) e la vita sociale o lavorativa (a seconda del contesto) degli altri.

Chiediamoci perché scaricare la frustrazione e rabbia per una propria incapacità sugli altri (familiari o colleghi o collaboratori)? Non è meglio fermarsi e lamentare (constatare segnalare con rammarico) la propria difficoltà chiedendo aiuto? Secondo me si, è meglio e più produttivo.

Perché scaricare la frustrazione e rabbia sugli altri per una propria incapacità a decidere per la propria vita (ad esempio scelgo la famiglia o il lavoro)? Non è meglio lamentare la propria difficoltà e prendere una decisione serena? Secondo me si, è meglio.

Perché scaricare la frustrazione per una propria incapacità a gestire una situazione su eventi esterni (è colpa della crisi, è colpa dell’Euro, è colpa del maltempo…)? Non è meglio lamentare la propria difficoltà e chiedere aiuto, o chiedersi cosa posso fare io per risolvere questa situazione (senza scaricare la responsabilità sugli altri)? Penso di si, oltre ad essere meglio un tale atteggiamento non può che portare a soluzioni e innovazione.

Quando si utilizza correttamente la lamentela considerandola per il suo significato di constatare rammarico per un fatto doloroso e rendendola esplicita, scompare anche la perfidia maligna che la “criptolamentela” porta con se. Di fatto questa perfidia serve solo a cannibalizzare noi stessi quindi non vale la pena perderci tempo, non dimentichiamo che ne abbiamo poco, un giorno passa in fretta, quindi ricordati che devi morire!

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