Briatore chiude il Billionaire!
Finalmente una buona notizia, non se ne poteva più dell’arroganza futile del circolo che orbitava attorno al locale esclusivo. Si trattava di un esempio di parassitosi sociale ed economica, infatti il Billionaire e tutto ciò che gli roteava attorno non portavano ricchezza economica, sociale e culturale all’isola, ma la prosciugavano di quella bellezza e atmosfera che la rende unica.
L’avventura del Billionaire non nasce dall’amore per una terra, o da un sogno di crescita e sviluppo, ne dalla visionaria volontà di creare qualcosa, il chiaro e palese fine è sempre stato personalistico e anche egoista.
Soddisfare il bisogno di essere ammirato e di incassare un fracco di soldi del patron Briatore.
Dico questo perché basta confrontare quello che il Briatore (e tutti i suoi simili) hanno fatto con quello che fece a suo tempo il principe Aga Khan.
Iniziamo da quest’ultimo; si trovò un isola bellissima ma sconosciuta, una terra povera dove la gente doveva emigrare per lavorare, dove la ricchezza era ancora contata in pecore o acri di terra, dove il turismo era solo legato ai viaggi (rocamboleschi) degli emigrati che tornavano a visitare le famiglie. Il principe ha inventato la Costa Smeralda, ha costruito un aeroporto e ha fondato una linea aerea (Alisarda, ora Meridiana Fly), ha praticamente gettato le basi per il futuro sviluppo turistico dell’isola.
L’approccio era perfetto, siamo negli anni della dolce vita e il jet set non poteva che ritrovarsi a Porto Cervo, contribuendo a creare un mito.
Da quegli anni la Sardegna è cambiata ed è cresciuta. Ora una vacanza in Sardegna è percepita come qualcosa da fare almeno una volta nella vita.
Lo sviluppo degli anni 90 non si è basato su una visione, ma sulla speculazione, chi ha costruito nell’isola e chi ha investito si è tenuto ben lontano da ogni possibile beneficio procurato. Il ricatto di un lavoro malpagato ha reso schiava la gente che lo accettava e che pregava l’arrogante padrone di non abbandonarla.
I miliardi di euro che la Costa Smeralda ha generato non si sono fermati in Sardegna, ma sono finiti nelle tasche del padrone di turno, e l’isola veniva intanto depredata di ogni sua ricchezza.
In questo momento si apre una grande possibilità per i sardi, quella di rendersi liberi e lasciare che la propria schiavitù se ne vada con nani, ballerine, e draghi al seguito del Billionaire.
Si può aprire uno spiraglio verso il futuro della Sardegna, disegnare quella che sarà l’isola dei nostri figli, scegliere come sviluppare le proprie potenzialità senza violentare la cultura e la terra, ma valorizzandole. A confermare la necessità di questa scelta si aggiunge il colpo di coda dei consiglieri regionali che tradiscono la decisione popolare espressa con il referendum, dimostrando di essere figli di quella cultura corrotta di schiavi e portaborse che per fortuna sta morendo.
Il popolo Sardo ora deve riprendere il controllo della propria vita e scegliere di essere libero e responsabile del proprio futuro, inserendosi produttivamente nella rete di idee e crescita italiana, europea e mondiale, promuovendo i progetti di sviluppo vero e rifiutando le speculazioni sterili e fini a se stesse, da qualunque parte arrivino.